La febbre: smontiamo i falsi miti

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Per affrontare correttamente i rialzi febbrili è necessario ricredersi su molte credenze, spesso derivate dalla tradizione, che sono prive di fondamento scientifico. In questo modo si facilita la guarigione e si possono evitare preoccupazioni inutili

Nelle famiglie vige una sorta di legge non scritta: così come al bambino sale la temperatura, a mamme e papà cresce la preoccupazione. Molto spesso, però, questa ansia genitoriale è alimentata da una serie di convinzioni erronee sulla febbre, dei “miti” che persistono e possono far compiere, in assoluta buona fede, alcuni sbagli nella gestione della malattia del piccolo. Vale allora la pena soffermarsi su queste credenze, in modo da poterle valutare per ciò che sono.

1 – “La febbre va curata”

Non bisogna curare la febbre a meno che essa non sia causa di malessere per il bambino. Casomai, va curata la malattia. La febbre è una forma di difesa dell’organismo il quale, innalzando la temperatura, ostacola la riproduzione di virus o batteri. Allo stesso tempo la febbre facilita la fagocitosi, ovvero la capacità da parte delle cellule delle difese immunitarie di neutralizzare gli agenti patogeni.

2 – “Più alta è la temperatura, più grave è la malattia”

In realtà non è così: i bambini sono spesso soggetti a rapidi innalzamenti febbrili, che possono superare anche i 39°C. La sola entità della febbre non va quindi considerata un fattore di rischio per una patologia più grave.

3 – “La febbre fa venire le convulsioni”

Si è creduto per molto tempo che fosse così e infatti è rimasta in uso la dicitura “convulsioni febbrili”. In realtà, negli ultimi anni, è stato accertato che queste manifestazioni non sono causate dalla febbre, ma avvengono in corso di rialzo di temperatura in soggetti già predisposti.

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4 – “In caso di febbre, bisogna mangiare tanto per affrontare la malattia

Quando un bambino ha la febbre, spesso è anche inappetente. Questa mancanza di desiderio di cibo, lungi dall’essere pericolosa, ha anche una sua utilità: consente di potenziare l’efficienza delle difese immunitarie. Certo: il bambino non dovrebbe restare digiuno ma, in caso di rialzo febbrile, è meglio prediligere una dieta leggera, mantenere il bambino idratato, la filosofia del “poco e spesso” e privilegiare alimenti liquidi o semi solidi rispetto a quelli più sostanziosi.

5 – “La dentizione fa salire la temperatura”

Quando avviene l’eruzione dei dentini, alcuni bambini accusano un rialzo febbrile. C’è una relazione o è una coincidenza? È più probabile la seconda ipotesi, perché la frequenza delle affezioni virali, nei bambini in età di dentizione, è così alta da causare spesso una sovrapposizione dei due eventi. Ciò non toglie che il bambino a cui crescono i denti sia effettivamente infastidito e irritabile a causa della pressione esercitata dal dente in crescita sulla gengiva.

6 – “Il bambino con la febbre va coperto”

Al contrario, il bambino andrebbe svestito quanto possibile in relazione al momento dell’anno e alla temperatura della stanza, al fine di facilitare la dispersione del calore corporeo. Una tutina in cotone (in inverno) e un body (in estate) sono più che sufficienti per vestire un bimbo febbricitante.

7 – “Le spugnature con l’alcol abbassano la temperatura”

Stando agli esperti questa pratica è doppiamente scorretta: non solo non è utile per favorire la dissipazione del calore, ma l’alcol secca anche la cute del bambino e la espone a danni ed eritemi. Inoltre , esiste la possibilità che avvenga un assorbimento di piccole (ma comunque potenzialmentetossiche) frazioni alcoliche per via cutanea.

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8 – “Bagni tiepidi o freddi servono ad abbassare la febbre”

Anche quest’altro rimedio tradizionale è inefficace contro i rialzi febbrili e, anzi, potrebbe addirittura essere responsabile di un ulteriore aumento della temperatura poiché se raffreddiamo il corpo dall’esterno, dal cervello potrebbe partire un segnale di reazione che può determinare un ulteriore incremento termico.

9 – “I bambini possono tornare a scuola appena sfebbrati”

Senza seguire un’adeguata convalescenza esiste il rischio di una ricaduta, determinata dal fatto che l’agente patogeno non era stato completamente debellato, oppure di una sovra-infezione, spesso batterica, dovuta alla fragilità immunitaria tipica di coloro che hanno appena fronteggiato una malattia.

10 – “La febbre va misurata spesso”

Se non ci sono indicazioni particolari date dal medico, le misurazioni veramente significative sono due: quella del mattino (quando la temperatura è più bassa grazie alla produzione di cortisolo), e quella della sera, verso le 18, quando raggiunge il picco massimo (che potrà protrarsi anche per la notte a seguire). Altre eventuali misurazioni, in modo da avere un monitoraggio ogni quattro o sei ore, possono essere indicate dal Pediatra di libera scelta (o da quello ospedaliero) sulla base delle sue valutazioni cliniche o dell’età del bambino. In questi casi sarà quindi il Pediatra a dare indicazioni più precise e, soprattutto, personalizzate.

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