Febbri periodiche: da cosa dipendono?

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Sono sempre di difficile interpretazione ma, prima di cercare spiegazioni molto particolari, è necessario cercare infezioni occulte

I bambini hanno spesso la febbre e ciò non deve diventare motivo di preoccupazione. Vale però la pena indagare quei casi in cui i rialzi febbrili, accompagnati sempre dagli stessi altri sintomi, tendono a ripresentarsi con grande regolarità.

I bambini sono spesso soggetti a rialzi febbrili. A volte sono la manifestazione di patologie batteriche, lunghe da curare, altre volte sono rialzi repentini che non lasciano nemmeno il tempo di immaginare una diagnosi perché in poche ore il sintomo è scomparso. Ci sono occasioni in cui questi rialzi febbrili sono più misteriosi perché tendono a durare qualche giorno e si manifestano con maggiore regolarità. E queste caratteristiche, è comprensibile, generano nelle mamme e nei papà un po’ di apprensione.

Che cosa significa periodica?

È abbastanza normale che i bambini si ammalino ma è anche vero che la varietà dei sintomi che si manifestano nel piccolo rendono facile stabilire che tra un rialzo febbrile e l’altro non ci sono connessioni particolari. Chi ha un bambino piccolo alla scuola materna (o al nido) lo sa bene: un giorno il rialzo della temperatura “annuncia” l’arrivo di una tosse. Un’altra volta diviene la prima manifestazione di un mal d’orecchio e un’altra volta ancora è il mal di pancia a farla da padrona. In questo caso non possiamo parlare di febbre ricorrente ma di una fragilità immunitaria che, peraltro, è abbastanza normale nella prima infanzia. Con il termine di febbre ricorrente si indica invece una condizione per cui il rialzo febbrile diventa, con l’esperienza, quasi prevedibile. Si verifica ogni tot giorni e l’intervallo di benessere dipende da caso a caso sapendo che può arrivare anche fino alle 8 settimane tra un episodio e l’altro. Ma indipendentemente dal periodo di benessere ecco che, alla scadenza, la temperatura sale, e raggiunge valori “importanti”.

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Attenzione ai segni clinici

Se queste febbri si ripetono con una certa regolarità, è bene prestare attenzione ad alcune manifestazioni: valutare quindi la presenza di mal di gola, magari connesso a una tonsillite acuta, con un rigonfiamento doloroso delle ghiandole laterocervicali. A volte si può presentare anche dolore addominale o toracico. Osservando le mucose della bocca, sono apprezzabili anche afte puntiformidisseminate nel cavo orale, decisamente fastidiose. A un esame attento, le articolazioni possono risultare leggermente gonfie, dolenti e vagamente tumefatte. Ecco, se nel quadro delle febbri ricorrenti rientrano questi sintomi (tutti o in parte) è meglio proseguire nelle indagini per verificare che non si tratti delle cosiddette febbri ricorrenti dovute a malattie autoinfiammatorie.

Le malattie autoinfiammatorie sono eventualità piuttosto rare, ragione per cui non si deve correre troppo con l’immaginazione quando il piccolo di casa è alle prese con l’ennesimo rinovirus che magari ha portato a disturbi che hanno qualche somiglianza. Tuttavia, anche solo un’indicazione può essere utile

Di che cosa si tratta

Le malattie autoinfiammatorie sono una “novità” in campo medico (quantomeno la loro definizione), perché fino alla fine del secolo scorso mancava una cultura consolidata e unitaria circa la loro insorgenza e si riteneva fossero disturbi rari verso i quali non era stata trovata un’origine precisa. Un aiuto decisivo per comprenderla è giunto dalla genetica, poiché sono state individuate alcune varianti del DNA che possono determinare queste patologie, il cui studio è oggi più avanzato ma ancora incompleto. Vediamo comunque alcune delle patologie che appartengono a questa famiglia e che possono quindi finalmente costituire una diagnosi di un disturbo che appariva misterioso fino a non molti anni or sono.

  • la Febbre familiare mediterranea, dovuta a un’alterazione del gene MEFV. La febbre, che può durare fino a tre giorni, si può accompagnare a rash cutaneo, dolori addominali, toracici e articolari.
  • Un’alterazione del gene MVK porta alla mancata sintesi di un enzima, la mevelanokinasi. In questo caso abbiamo anche un ingrossamento dei linfonodi del collo e disturbi gastroeneterici. La febbre dura circa 5 giorni.
  • Un’altra sindrome che porta a febbri periodiche è quella correlata a una alterazione del gene TNFRSF1A che porta ad una alterazione dei recettori per il TNF. Le febbri sono molto lunghe e vanno da 7 fino a 21 giorni.
  • L’alterazione del gene NLRP3 porta a una febbre intermittente e spesso associata a orticaria, mal di testa, congiuntivite e nei casi molto gravi alla sordità.

Si tratta di eventualità piuttosto rare, ragione per cui non si deve correre troppo con l’immaginazione, quando il piccolo di casa è alle prese con l’ennesimo rinovirus che magari ha portato a disturbi che hanno qualche somiglianza. Tuttavia, per i genitori che si trovano di fronte a casi sovrapponibili a quelli che abbiamo presentato, anche solo un’indicazione può essere di grande aiuto, perché l’esperienza comune dice che possono passare persino anni prima di riuscire a ottenere una diagnosi esatta rispetto a una febbre ricorrente. Con tutta la sofferenza che ciò comporta per il piccolo e la sua famiglia.

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