Febbre e sintomi intestinali

Argomenti associati: Bambini Febbre Disturbi ricorrenti Intestino

A volte il rialzo febbrile si accompagna a diarrea e vomito. Si tratta di una condizione che va sempre segnalata al pediatra di libera scelta poiché nei bambini è più alto il rischio di disidratazione, dovuto alla rapida perdita dei liquidi e alla difficoltà del loro reintegro. Al di sotto dei due mesi è sempre necessaria una visita medica.

In caso di gastroenterite acuta la prima preoccupazione deve essere l’idratazione. Il proseguimento dell’allattamento materno è assolutamente consigliato e una rapida rialimentazione entro 4-6 ore dall’avvio della reidratazione è solitamente ben tollerata e migliora il recupero del peso.

Nei bambini al di sotto dei due mesi di vita, in caso di patologie pregresse o disidratazione grave, è indispensabile che il bambino sia visitato dal pediatra di libera scelta o al pronto soccorso.

Tra i diversi sintomi che possono affliggere un bambino febbrile, la diarrea è senz’altro un sintomo di quelli che più preoccupano mamme e papà. Al di là del rialzo febbrile il fatto che il piccolo di casa non riesca a trattenere cibi solidi e liquidi, fa scattare subito un’ansia da scarsa nutrizione. È allora importante comprendere su che cosa dobbiamo realmente focalizzare l’attenzione, in questo caso, e come possiamo affrontare correttamente questa evenienza.

Cosa è la gastroenterite acuta?

I medici, seguendo le linee guida internazionali che hanno avuto il loro ultimo aggiornamento ESPGHAN nel 2014, definiscono così una gastroenterite acutauna riduzione della consistenza delle feci (molli o liquide) e/o un aumento della frequenza delle evacuazioni (in genere 3 in 24 ore), con o senza febbre o vomito. Specialmente nel primo mese di vita, un cambiamento nella consistenza delle feci è più importante rispetto al numero di feci. La diarrea acuta dura in genere meno di 7 giorni e non supera i 14 giorni. L’approccio al bambino con gastroenterite prevede l’immediata valutazione del grado di disidratazione e l’identificazione di fattori di rischio per forme di diarrea severa o protratta. Le indagini di laboratorio e microbiologiche vanno limitate a casi selezionati.

Leggi anche: L'alimentazione migliore per il sistema immunitario

Al di sotto dei cinque anni va monitorata attentamente

La gastroenterite acuta è un’infezione che va monitorata con tanta più attenzione quanta minore è l’età del bambino che ne soffre. Il motivo di ciò è facilmente intuibile: le riserve di liquidi, nel bambino più grandicello, consentono di fronteggiare con più agio la perdita dei liquidi conseguente alle scariche diarroiche e la difficoltà di reintegrazione che dipende dal vomito.

Le indicazioni utili per mamme e papà

Le linee guida indicano chiaramente che è possibile per il pediatra effettuare un consulto telefonico per la valutazione iniziale di un bambino con gastroenterite acuta non complicata o per definire la necessità di visitare il bambino. Sicuramente, ci sono alcune condizioni che richiedono di fare visitare il bambino, anche in ospedale se necessario.
La prima tra queste riguarda l’età: va visitato il bambino affetto da gastroenterite acuta che abbia meno di due mesi. Lo stesso possiamo dire anche per quei bambini che, indipendentemente dall’età, soffrono di patologie di base come per esempio diabete di tipo 1 o patologie infiammatorie croniche a carico dell’intestino. Altre indicazioni riguardano l’intensità dei sintomi; se ci sono più di otto scariche al giornoimpossibilità di reidratazione a causa del vomito e assenza di urine. In tutti questi casi il bambino va visitato dal pediatra di famiglia o al pronto soccorso. Infine si ritiene ancora indispensabile una visita specialistica se compaiono sintomi neurologici (sonnolenza estrema, apatia) e importanti segni di disidratazione (secchezza delle labbra e della bocca, pelle che perde il suo turgore, eventuale fontanella e occhi infossati).

Leggi anche: Affrontiamo la febbre senza paura

L’intervento più importante è reidratare

Le linee guida riaffermano la centralità di un intervento: reidratare il bambino. Ogni altra preoccupazione rispetto alla febbre o alla momentanea astensione dal cibo può essere rinviata. Va anche sottolineato come, nel caso del lattante, l’allattamento al seno non sia solo suggerito, ma caldeggiato a causa della sua ricchezza biologica e perché aiuta a reintegrare gli eventuali liquidi persi. Se il bambino è entrato in età di svezzamento e l’allattamento non è più esclusivo (o ancora, se c’è necessità di procedere a una ulteriore idratazione), le soluzioni reidratanti sono un passaggio obbligato e, in assoluto, il più efficace. Nella maggior parte dei casi, la diarrea acuta si autolimita da sola e può essere gestita reidratando per via orale il bambino a casa. Tuttavia, in alcuni pazienti, il ricovero ospedaliero può essere necessario. Con le soluzioni reidratanti, però, subentra un problema pratico e di non poco conto: queste soluzioni non hanno un sapore gradevole per il bambino. Tuttavia, di solito i bambini disidratati accettano bene la soluzione reidratante orale, e i genitori non devono preoccuparsi se il bambino rifiuta di berne, perché questo indica che la disidratazione è modesta o assente.

Allattamento materno sì o no?

L’allattamento materno non va mai interrotto nel lattante con diarrea acuta.

Alimentazione sì o no?

Al di là delle difficoltà oggettive che si possono avere in caso di vomito, le linee guida servono anche a chiarire un’annosa questione circa l’opportunità o meno di dar da mangiare ai bambini in caso di diarrea. Una rapida rialimentazione entro 4-6 ore dall’avvio della reidratazione è solitamente ben tollerata e migliora il recupero del peso. Non ci sono indicazioni a una rialimentazione graduale (latte diluito) né all’uso di diete speciali (formula di soia o idrolisati, né alimenti quali riso, mela e cereali). L'approccio nutrizionale, tuttavia, è notevolmente influenzato dalle tradizioni locali e diverse modifiche dietetiche vengono applicate in molte località geografiche, generalmente con poca o evidenza di efficacia. Alcune ricerche effettuate su pazienti in regime di ricovero pediatrico hanno evidenziato come potrebbe essere utile eliminare il lattosio (quindi latte e derivati) dalla dieta. Ciò consente di diminuire i tempi di recupero della funzione intestinale. Altre modifiche nutrizionali non hanno dimostrato la medesima efficacia, quindi la raccomandazione è quella di alimentarsi poco e spesso, con cibi leggere e ben digeribili, eliminando eventualmente il latte vaccino e i suoi derivati.

Leggi anche: Qual è la differenza fra malattie virali e batteriche?

Oltre alla terapia idratante, quali rimedi?

A volte può capitare che mamma e papà guardino alle prescrizioni del medico con una certa riluttanza, perché temono gli effetti collaterali dei farmaci. Si deve notare però che la terapia attiva della gastroenterite è oggetto di attenta valutazione nelle linee guida. Seppure fondamentale per la terapia della gastroenterite acuta, la terapia reidratante orale non è in grado di influenzare la durata della diarrea. L’uso non solo di alcuni farmaci ma anche di dispositivi medici o integratori alimentari possono essere, quindi, consigliati per ridurre l’intensità e la durata dei sintomi. Gli antiemetici, invece, vengono somministrati con maggiore cautela e, sovente, si predilige il loro uso sono nei bambini più grandi, almeno se non si è in regime di ricovero ospedaliero. Gli antibiotici non sono necessari abitualmente ma solo per patogeni specifici o in contesti clinici definiti. È, infine, interessante l’uso di dispositivi medici o integratori alimentari, come ad esempio i probiotici o altre sostanze, in grado di ripristinare la barriera intestinale danneggiata e regolarizzare la flora batterica che, in caso di gastroenterite, risultano compromessi.

Cosa ricordare

In caso di gastroenterite acuta la prima preoccupazione deve essere l’idratazione. Il proseguimento dell’allattamento materno è assolutamente consigliato e una rapida rialimentazione entro 4-6 ore dall’avvio della reidratazione è solitamente ben tollerata e migliora il recupero del peso. Nei bambini al di sotto dei due mesi di vita, in caso di patologie pregresse o disidratazione grave, è indispensabile che il bambino sia visitato dal pediatra di libera scelta o al pronto soccorso. Seppure fondamentale per la terapia della gastroenterite acuta, la terapia reidratante orale non è in grado di influenzare la durata della diarrea. L’uso di alcuni farmaci, dispositivi medici o integratori alimentari possono essere consigliati per ridurre l’intensità e la durata dei sintomi.

Leggi anche: Come fanno i bambini a guarire dalle malattie?