Che cos'è la malattia di Kawasaki?

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Una possibile complicazione di Covid-19 in età pediatrica è la malattia di Kawasaki. Vediamo che cos’è, come si manifesta e se è una complicanza limitata al Covid-19 o, come forse è più probabile, una condizione rara che potrebbe essere connessa anche alle altre infezioni in età pediatrica.

I bambini sono raramente affetti da SARS-CoV-2. Tuttavia una piccola percentuale di essi può andare incontro a una complicazione importante, clinicamente simile alla malattia di Kawasaki, una patologia di carattere infiammatorio che va diagnosticata tempestivamente.

Oggi questi casi vengono trattati efficacemente e, lo ricordiamo, rappresentano comunque una complicazione molto rara, la cui apparente maggiore frequenza potrebbe essere correlata al numero esteso di contagi nella popolazione generale e in ogni parte del mondo e ad una precedente predisposizione del bambino.

I dati statistici indicano che, per quanto riguarda la malattia da Covid-19, i bambini sono stati colpiti molto meno, e in maniera più lieve, rispetto agli adulti. Secondo i dati Unicef (ultimo aggiornamento 25 giugno 2020), infatti, in Italia ci sono stati poco più di 2000 casi diagnosticati di infezione da SARS-CoV-2 tra i bambini che appartengono alla fascia di età compresa tra 0 e 9 anni; si tratta di una cifra che rappresenta lo 0,9% del totale dei malati del nostro Paese. Data l’esiguità dei casi, per molto tempo si è addirittura pensato che i bambini non contraessero la malattia potendo contare su qualche forma di protezione ma, in realtà, il tutto rimane avvolto in un alone di incertezza. Ciò che oggi sappiamo è che, nelle fasce di età più giovane, il rischio di contrarre Covid è notevolmente inferiore rispetto ad altre (già nella fascia 10/19 anni, nel nostro Paese, la percentuale sale all’1,6% del totale). Possiamo quindi considerare la malattia da SARS-CoV-2 come problema dell’età adulta? Purtroppo la questione non è così chiara.

Un aumento anomalo di una condizione rara

Negli scorsi mesi, durante il momento più intenso dell’epidemia, le strutture sanitarie delle zone più esposte al virus hanno denunciato un aumento anomalo di casi di una condizione specifica dell’età pediatrica, la malattia di Kawasaki. Stiamo parlando di un aumento per cui, in tre mesi di pandemia, è stato raggiunto un numero di casi riferiti vicino a quello dei casi riscontrati nel triennio precedente, come ci dicono i dati dell’ospedale papa Giovanni XXIII di Bergamo pubblicati sulla rivista medica Lancet, con primo firmatario Lorenzo D’Antiga, direttore del reparto di pediatria del nosocomio bergamasco. Quanto segnalato dal Giovanni XXIII ha avuto analogie in altre parti del mondo in cui è stata maggiore l’incidenza del virus, come nel bresciano, nel sud est dell’Inghilterra e a New York, ma con casi segnalati anche in Belgio, in Svizzera e numerosi altri Paesi. Va comunque specificato che i dati di Bergamo ci dicono che questa complicanza da SARS-CoV-2 si manifesta a sua volta in una percentuale inferiore all’1% dei bambini che hanno sviluppato l’infezione.

Come si manifesta la Kawasaki

La malattia, nella sua forma classica, si contraddistingue per questi sintomi principali: una febbre persistente (più di cinque giorni), unita a congiuntivite bilateralerash cutaneo e ingrossamento dei linfonodi cervicaliAnche le mucose della bocca e le labbra sono interessate da un eritema. Occorre sempre ricordare che la malattia di Kawasaki colpisce un numero molto limitato di bambini: si attesta un’incidenza annuale tra i 3,4 e i 100 casi su 100 mila. Quando la Kawasaki (che può diventare pericolosa se non trattata per possibili complicazioni a livello vascolare) non si mostra con tutti i suoi sintomi viene definita “incompleta”. Questa forma di Kawasaki è più frequente nei bambini al di sotto dei 12 mesi, pertanto dovrebbe essere sospettata in ogni lattante di età < 6 mesi con febbre da più di 7 giorni ed infiammazione sistemica documentata, senza un’altra causa possibile. Se accanto ai segni caratteristici della Kawasaki compaiono anche altri sintomi la sindrome viene definita anomala oppure Kawasaki-like. Per la condizione che si è recentemente riscontrata e che è stata correlata all'infezione da SARS-CoV-2 sono stati utilizzati diversi termini, come Kawacovid oppure “sindrome infiammatoria acuta multisistemica in età pediatrica”.

La sindrome di Kawasaki anomala

La malattia diagnosticata a Bergamo (e nelle altre zone in cui l’infezione da SARS-CoV-2 era dilagata in maniera massiccia) si presentava come una condizione simile per alcuni aspetti alla malattia di Kawasaki classica, ma con degli aspetti atipici e spesso con un interessamento respiratorio o gastrointestinale. Molti esperti affermano che queste manifestazioni seguenti all’infezione da SARS-CoV-2 nei bambini potrebbero essere attribuibili ad una iper-reazione del sistema immunitario che finisce con l’attaccare anche l’organismo stesso. Va comunque ribadito che sono stati approntati protocolli terapeutici specifici e, quindi, questa rara evoluzione dell’infezione da SARS-CoV-2 in età pediatrica può essere trattata adeguatamente.

In conclusione

La forma di simil- malattia di Kawasaki osservata nel corso di pandemia da infezione da SARS-CoV-2 è molto rara, e lo è doppiamente se pensiamo alla difficoltà con cui i bambini sviluppano l’infezione primaria. È probabile che i bambini che poi manifestano questa complicanza siano già predisposti verso condizioni iperinfiammatorie e che l’infezione virale così diffusa nella popolazione non faccia altro che rendere manifesta una situazione che si sarebbe potuta (forse) verificare anche a seguito di altre infezioni.

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