Come fanno i bambini a guarire dalle malattie?

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Noi li vediamo piccoli e indifesi, ma la natura provvede a fornire fin dalla primissima infanzia tutte le armi necessarie al bambino per fronteggiare le infezioni più diffuse nell’ambiente. Ma come funziona il sistema immunitario del bambino?

Alla nascita il bambino ha, in potenza, tutte le cellule del sistema immunitario che gli servono per combattere le malattie. Ma solo nell’interazione con l’ambiente queste matureranno e gli daranno la protezione desiderata. Nei primi, delicatissimi mesi, può comunque contare sull’eredità materna. E mamme e papà devono restare tranquilli: un raffreddore in più non significa avere difese deboli.

Con il termine sistema immunitario noi intendiamo quell’insieme di cellule e molecole che agiscono a protezione del nostro organismo quando questo viene aggredito da sostanze estranee. Noi possediamo due tipi di difese immunitarie: quelle naturali e quelle acquisite. L’immunità definita naturale è di tipo aspecifico e si attiva indifferentemente contro qualsiasi tipo di patogeno. Inseriamo in questo primo elenco fagociti, eosinofili, le cellule Natural Killer, le molecole di complemento e le citochine. L’immunità acquisita, invece, è specifica e si evolve continuamente. Possiede una sua memoria e si attiva ogni volta che vengono riconosciuti antigeni che possono far sospettare una aggressione di tipo vitale o batterico. Questa immunità può essere a sua volta divisa in due famiglie: quella di tipo cellulare e quella umorale.

Tutto comincia nella gestazione

Siamo attorno alla V settimana di gestazione e dalle cellule staminali totipotenti cominciano a differenziarsi le varie linee cellulari del sistema immunitario, che si distribuiscono nei vari organi del sistema linfatico. Da questo momento in poi, con lo sviluppo del feto nel ventre materno, si porteranno a maturazione anche i linfociti che sono andati a colonizzare le parti “strategiche” connesse al buon funzionamento del sistema immunitario. Vale però la pena affermare che se anche la preparazione, in epoca prenatale, è stata compiuta in maniera completa, il neonato non è ancora in grado di opporre una resistenza immunitaria propria efficace come quella di un adulto. Possiamo dire che dispone di un buon arsenale, ma deve imparare ad usarlo.

Usa le armi della madre

Dato che le difese hanno bisogno di fare addestramento, il neonato, per un certo periodo di tempo, può contare su una sorta di immunità passiva conferita dalle IgG prodotte dalla madre, che sono entrate nel circolo del bambino attraverso la placenta. Ma non solo: la mamma, attraverso il latte materno, dà al bambino le IgA che servono a fronteggiare eventuali microrganismi patogeni che si trasmettono “orizzontalmente”, ovvero nell’ambiente. Questo aiuto materno è destinato diminuire, gradualmente, anche perché con lo svezzamento passiamo da un cibo che è biologicamente attivo, da un punto di vista immunologico, ad alimenti che servono essenzialmente per crescere. Comincia così il periodo di maggiore vulnerabilità per i bambini, che non sono più protetti dalle IgG e dalle IgA materne e devono, quindi, cominciare a testare le proprie risorse sul terreno immunologico.

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La maturazione avviene attorno agli 8 anni

Nel momento in cui viene meno la protezione materna ecco che inizia il lungo periodo delle malattie, che molte mamme e papà conoscono bene perché sembra che i bambini si ammalino contestualmente all’inizio della scuola e continuino a farlo fino alla fine dell’anno scolastico. È, questa, una situazione frustrante poiché i periodi di relativo benessere sono davvero pochi e i primi anni di scuola è facile che i bimbi stiano quasi più a casa che in comunità. Queste continue ricadute e reinfezioni alimentano una delle paure più diffuse tra i genitori: quella riferita alla reale efficienza delle difese immunitarie dei figli. La realtà è però diversa e più rassicurante: i nostri bambini si ammalano perché sono spesso promiscui, molto vicini tra loro e in ambienti relativamente chiusi, magari con ricambi d’aria non sempre adeguati. Ecco allora che un virus banalissimo è in grado di far ammalare un numero molto alto di bimbi, per il semplice motivo che la loro immaturità immunitaria non consente di bloccare la malattia alle prime avvisaglie. In genere queste manifestazioni cominciano a calare attorno ai 7-8 anni di età, quando le IgG del bambino sono sostanzialmente paragonabili a quelle dell’adulto.

Come riconoscere un bambino affetto da immunodeficienza

I timori di un difetto di funzionamento delle difese immunitarie possono essere mitigati anche conoscendo alcune caratteristiche cliniche che affliggono i bambini meno fortunati, i quali, sono soggetti a infezioni respiratorie ricorrenti, ma non solo. Possono manifestare segni e sintomi di patologie del sistema immunitario o di infezioni inusuali, e potrebbero manifestare anche infezioni a livello cutaneo, delle ossa o linfoadeniti. Un altro sintomo molto frequente di immunodeficienza in un bambino sono i disturbi gastrointestinali, intesi come diarrea cronica, difficile da trattare, oppure i ritardo di crescita. Si tratta, come possiamo vedere, di quadri assai complessi, per fortuna rari, che dovrebbero aiutarci a capire quanto le nostre ansie siano sovente infondate.

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